Torna al Teatro Verdi il tradizionale appuntamento con gli aperitivi teatrali delle 19. Un incontro a tu per tu tra attori e spettatori, sorseggiando amabilmente una fresca bibita estiva, che alimenta l’idea di un teatro capace di abbatte la quarta parete, per creare un’unica grande comunità in costante dialogo.
Il programma di quest’anno si caratterizza per la centralità dell’attore, a partire dalle celebrazioni per i 100 anni dalla morte di Eleonora Duse.
I neo diplomati dell’Accademia Teatrale Carlo Goldoni, guidati da Enrico Castellani e Valeria Raimondi di Babilonia Teatri, portano in scena Shrek. Io mi oppongo, un ritratto a tratti ironico, a tratti poetico, a tratti crudele, per raccontare le fragilità dei giovani e allo stesso tempo per dare voce alla vuota crudezza dell’oggi. Uno spettacolo che trae ispirazione dal celebre personaggio cinematografico che ha segnato intere generazioni, abbattendo tutti gli stereotipi, al punto da diventare un modo per orientare la sensibilità di chi guarda al rispetto delle diversità e all’accettazione del proprio corpo.
Un cast guidato da Federica Rosellini, Arianna Scommegna e Aldo Ottobrino sarà invece in scena per due settimane consecutive, diretti da Serena Sinigaglia, nello spettacolo Elettra di Hugo von Hoffmansthal. Patriarcato, rapporto tra i generi, diritto all’autodeterminazione, il limite tra la legge dell’uomo e la legge di natura, la colpa e la vendetta che ne seguono, sono temi straordinariamente attuali, che spingono ed emergono dal mito, attraverso la versione del poeta austriaco giunta fino a noi.
L’ultimo titolo in programma è The Doozies e vede in scena per la prima volta insieme la danzatrice-coreografa Silvia Gribaudi e l’attrice-drammaturga Marta Dalla Via. Le biografie di Isadora Duncan e di Eleonora Duse sono un’appassionante fucina di spunti narrativi e politici. Attraverso il loro esistere anticonvenzionale sono state pioniere del femminismo, del capocomicato, di un’arte che si preoccupa del presente.
SPETTACOLI IN PROGRAMMA
1 > 6 luglio ore 19.00
Teatro Maddalene, Padova
ATCG, Babilonia Teatri
SHREK. IO MI OPPONGO
Shrek è una stella cometa iper pop da seguire e da cavalcare per raccontare, a teatro, un film che ha fatto epoca, per raccontare come e perchè risuona nei ventenni di oggi.
Shrek deriva dal termine tedesco schreck che significa paura, terrore.
Qui diventa una lente d’ingrandimento per fotografare le paure dei ragazzi sulla scena, per sublimare i loro sogni e desideri, per esprimere le loro fragilità e i loro aneliti di giustizia: la loro necessità di abbattere gli stereotipi, di andare oltre l’apparenza, di innamorarsi.
Tutto ciò Shrek ce lo racconta senza nessun sermone, senza ergersi a giudice e senza alcuna retorica, lo dice facendoci sorridere, lo dice attraverso le sue scelte, le sue azioni e con l’aiuto e il sostegno dei suoi compagni di viaggio.
Noi, sulla scena, rimaniamo fedeli a questo spirito, ci raccontiamo a viso aperto, camminando sul crinale dove la sfera intima e la sfera pubblica si intersecano.
8 > 20 luglio ore 19.00
Teatro Verdi, Padova
Serena Sinigaglia
ELETTRA
Serena Sinigaglia affronta Elettra di Hofmannsthal coinvolgendo due straordinarie interpreti come Federica Rosellini nel ruolo del titolo e Arianna Scommegna in quello di Clitennestra. La sua regia parte da due presupposti: il primo è il mito, l’origine, ovvero quell’opera immensa che è l’Orestea di Eschilo. Il secondo è il periodo storico in cui visse Hofmannsthal, il periodo a cavallo tra la fine del 1800 e i primi anni del ‘900, a Vienna. Una vera e propria rivoluzione culturale nell’ambito di tutte le arti e prima tra tutte quella teatrale. Gli albori di quello che poi sarà l’espressionismo tedesco. In Eschilo la figura di Elettra è marginale eppure essa ha ispirato, più di Antigone e di Edipo, un susseguirsi di rivisitazioni e riscritture. Abbiamo l’Elettra di Sofocle, quella di Euripide, quella della Yourcenar, insomma questa figura, appena tracciata da Eschilo, irrompe da protagonista nella storia successiva, fino ad ispirare persino Freud che attribuisce ad Elettra il complesso che per sempre porterà il suo nome. A differenza di Eschilo la straordinaria intuizione del poeta austriaco è quella di far morire Elettra, fatto che né il mito né le successive riscritture prevedono. La vendetta distrugge chi la cova, al punto che, anche una volta compiuta, non vi è alcuna soddisfazione ma solo spossatezza, vuoto, morte. Il rapporto che Elettra ha con il padre assassinato è morboso, delirante, violento, in fondo inutile. Perché se per vendicarti non vivi che senso ha? L’altro aspetto rilevante della visione di Hofmannsthal è la presenza di una sorta di coro della servitù che commenta e patteggia chi per Elettra, chi per Clitennestra. E qui si erge la figura straordinaria di Clitennestra. Storicamente una donna che ha osato scegliere di autodeterminarsi, fino al punto di commettere l’omicidio. Per il poeta una donna corrosa dai sensi di colpa, che vorrebbe dimenticare, che pensa che sarebbe suo diritto dimenticare, ma che non ci riesce perchè vede riflesso nei sogni e nel bagliore degli occhi della figlia il peso dell’azione compiuta.
23 > 27 luglio ore 19.00
Teatro Maddalene, Padova
Marta Dalla Via, Silvia Gribaudi
THE DOOZIES
Eleonora Duse, Isadora Duncan e noi.
To be doozy è un’ espressione colloquiale Americana di etimologia incerta.
Potrebbe indicare il fiore, la margherita (daisy in Inglese), potrebbe riferirsi ad una lussuosa marca di automobili sportive (Dusenberg) oppure, ed è la nostra opzione preferita, potrebbe omaggiare la divina attrice Eleonora Duse e il suo cognome italiano pronunciato goffamente oltreoceano: “Doozay” “Doozee” “Doosay”.
Essere doozy significa essere stupefacenti, essere fuori dall’ordinario, essere così particolari da lasciare a bocca aperta. Eccezionalmente bravi o eccezionalmente pessimi, in parole semplici: strambi. Esserlo o non esserlo? Esserlo, perché, secondo noi, è un complimento.
Con questa convinzione nel cuore ci siamo dedicate all’ideazione e alla creazione di uno spettacolo difficile da etichettare, ispirato alla rivoluzione artistica e umana di due eroine che hanno vissuto per e nella danza, per e nel teatro.
Le biografie di Isadora Duncan e di Eleonora Duse sono un’appassionante fucina di spunti narrativi e politici. Attraverso il loro esistere anticonvenzionale sono state pioniere del femminismo, del capocomicato, di un’arte che si preoccupi del presente. Queste Doozies senza trucco, senza punte, giudicate spesso fisicamente non conformi ai canoni estetici del loro tempo, grazie alla loro naturale originalità hanno generato stupore e meraviglia lasciando immense eredità per le generazioni future.
Dove sono questi lasciti, ci siamo chieste, visto che, a più di cento anni di distanza, ci troviamo ad affrontare gli stessi identici discorsi in palco e fuori, le stesse battaglie per la parità, per i giusti compensi, contro la dittatura del physique du role e dei repertori stantii?
La rivoluzione terrestre è il moto che fa il nostro pianeta intorno al sole e si conclude tornando al punto di partenza. Ecco, accettando, la nostra condizione di artiste che non faranno la storia, ricominciamo il giro. Lo cominciamo come fossimo The Blob, l’alieno gelatinoso del film, prendendo tutto, inarrestabili. Indossando il viola, alterando i gesti, gettando il tutù nella buca dell’orchestra, guidate da euforia e istinto, dall’esempio di chi ci ha preceduto.
Libere di danzare e recitare libere. Andando oltre le mode, le abitudini, le scuole di pensiero.
Tutto questo è già stato fatto. Già stato detto.
Le convenzioni si rompono, si aggiustano e si rompono di nuovo, lo sappiamo, ma vogliamo uscire da questo moto perpetuo dove l’ossessione di essere originali limita creatività; in fondo preoccuparsi di essere il nuovo è una cosa vecchia. Non siamo Duse, non siamo Duncan, siamo solo due copione, originali però!
The Doozies vuole essere un’opera intorno alla meraviglia della stranezza. Siamo convinte che le nostre stupefacenti antenate avrebbero apprezzato questa sfacciataggine visto che si sono continuamente schierate contro lo status quo anche quando era classico e mitico.
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